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Che cos'e' il "personal branding"

Un giorno, non molto tempo fa, sulla mia pagina di Facebook, scrissi un post di commento sul fatto che alcune persone non prestassero attenzione ai contenuti pubblicati sui loro profili “personali”, con un impatto non indifferente sulla loro immagine professionale.

A un certo punto devo aver usato l’espressione “attenti al vostro personal branding”.

Una persona, un piccolo imprenditore che ho tra gli “amici” di FB, commento’ in modo un po’ aspro sul fatto che avessi usato un’espressione (personal branding) in lingua inglese.

“Potresti parlare in Italiano no? cosi’ ti capiamo tutti” scrisse indispettito.

Siccome ho imparato a fare tesoro delle critiche, soprattutto delle piu’ feroci, ho iniziato a riflettere su come avrei potuto meglio definire il concetto di “personal branding” in Italiano.

Si sa che l’Inglese e’ lingua diretta che consente meno giri di parole del nostro idioma, e si sa che spesso ormai in tutto il mondo si usano comunemente delle espressioni gergali o semi tecniche in inglese, ma e’ giusto spiegare nel modo piu’ comprensibile possibile quello che anche solo a una persona non risulta chiaro.

Qualcuno attribuisce ad Albert Einstein questa frase Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna.

Eccomi dunque a spiegare in due parole qui cosa sia il Personal Branding.

Prendo in prestito le parole di un altro personaggio famoso ai piu’, Jeff Bezos, che a proposito di personal branding, dice:

ll tuo brand è ciò che le persone dicono (scrivono) di te quando non sei nella loro stessa stanza.

Quindi noi siamo quello che facciamo, ma soprattutto come lo facciamo, come lo rappresentiamo, come lo descriviamo e come ci presentiamo al mondo.

Quindi noi siamo quello che il mondo percepisce della nostra persona.

Quindi l’abito fa il monaco?

L’abito no, ma il post si.

Mi spiego meglio.

Se noi vogliamo essere “credibili” nella nostra vita professionale, e se scegliamo di rendere pubblico il nostro o i nostri profili sui social (che e’ legittimo, io per esempio non ho profili privati), e’ importante prima di ogni nostro post farci una domanda:

“potrebbe questa fotografia, questo video, questo testo e questo commento mettere in discussione la mia immagine professionale?”.

Allora viviamo solo in funzione della nostra immagine?

Si.

Se rispondessi il contrario sarei ipocrita.

La nostra immagine ovviamente deve essere autentica.

Se utilizzo sempre filtri per le mie fotografie, e poi mi presento ai meeting della mia azienda in versione “nature”, con le rughe evidenti che i filtri avevano cancellato, certamente l’idea di me sara’ quella di una persona “insicura, falsa, poco autentica”.

Non deporra’ a mio favore.

Ma peggio se pubblico qualcosa usando un linguaggio inadeguato, sconveniente al mio ruolo professionale, posso davvero compromettere la mia “immagine professionale” e avere conseguenze poco piacevoli.

Ricordo una persona che all’interno dell’Azienda lavorava nel reparto delle risorse umane. Facebook era allora il principale social network (oggi ce ne sono cosi’ tanti che dobbiamo prestare ancora piu’ attenzione). In occasione di una trasmissione televisiva nazionale, posto’ un commento “da maschio” rivolto alla conduttrice. Niente di volgare ma la nota “machista” non passo’ inosservata e l’Azienda che aveva delle policy americane, gli fece un richiamo ufficiale e lo cambio’ di ruolo interno.

Un commento macchio’ il suo profilo professionale e in quel momento anche la sua carriera.

Oppure, quando mia figlia compilo’ i documenti per frequentare il quarto anno di scuola superiore negli Stati Uniti, le consigliarono di non postare sui suoi social network contenuti che in qualche modo potessero metterla in una situazione di non idoneita’: attenzione a foto e testi. Naturalmente era vietato anche trasformare in privato il profilo.

Trasparenza e correttezza.

Questa e’ l’epoca dei social network.

E la nostra immagine professionale e’ strettamente correlata a come ci presentiamo e quindi gestiamo le nostre pagine sui social media.

Potreste dirmi che basta evitare di avere un profilo social.

Ma anche questo e’ assai controproducente.

Di recente mi sono occupata dell’immagine di un’artista Italiana all’estero e anche di quella di un laboratorio di gioielleria di Firenze.

Entrambi all’inizio della nostra collaborazione, avevano un’inconsistente immagine sui social network, profili poco curati, contenuti obsoleti, pochissimi follower.

Dai primi contatti con galleristi e buyer e’ stato evidente che proprio questa mancanza di cura e di impatto sui social network sarebbe stato l’elemento di debolezza e il fattore critico nelle trattative commerciali. In molti casi addirittura ci e’ stato suggerito di tornare a presentare la collezione dopo aver investito sui social network.

Entrambi quindi dovettero darmi ragione: bisogna lavorare sul nostro “brand” e fare una strategia adeguata.

Potrei proseguire con altre decine di esempi.

Curare la propria immagine proprio come le aziende piu’ importanti fanno per i marchi dei propri prodotti, e’ fondamentale.

Lo e’ per un giovane studente come per un manager, un artigiano, un imprenditore, un professionista.

Il “personal branding” e’ dunque una vera e propria strategia che permette a chiunque di presentarsi in modo efficace, evidenziando le proprie unicita', i propri talenti e raccontando solo cio' che davvero serve.

Naturalmente le maschere non funzionano.

Una strategia di personal branding efficace non e’ un modo per mentire.

Non ci sono filtri per avere successo nella vita professionale, e neppure in quella privata.

Ora tocca scrivere di se’ in modo autentico ma allo stesso tempo avvincente.

Volete sapere come fare?

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Voi siete il Miglior Brand di voi stessi.





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