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Noi siamo tutto quello che facciamo.

Aggiornamento: 20 feb

I nostri pensieri come le nostre azioni, ma anche le nostre scelte come i nostri impegni, sono la nostra Vita.

Al 98% ogni cosa dipende da noi.

Esiste quel 2% che dipende dagli unici due momenti che non possiamo controllare: la nascita e la morte.

In mezzo, c’e’ il fiume della Vita.

La Nostra Vita.

Ah ma l’1% del fattore nascita e’ determinante! Lo so che molti grideranno questo.

Nascere a Roma in una famiglia benestante e ‘ diverso che nascere in Afghanistan in un perenne conflitto civile.

Si, lo e’.

E’ innegabile che ci siano delle enormi differenze alla nascita.

Ma il testimone che ci viene consegnato in quel momento e’ lo stesso per tutti.

Non e’ uguale il percorso, quello non lo e’.

Ma il fine invece si.

Tutti noi avremo un fiume da navigare. A tratti tranquillo, a tratti periglioso, avremo rapide e cascate improvvise. Non e’ per nulla una passeggiata sotto il sole primaverile, in una giornata di festa.

Se qualcuno crede che il nostro fine sia una vita “tranquilla”, senza scossoni, senza salite e poi ripide discese, senza ferite nell’anima e nel fisico, allora e’ sufficientemente ingenuo e incosciente per non dover star qui a leggere questo blog.

Un giorno, lavoravo per RAI UTILE, stavo preparando delle interviste ad alcuni ospiti.

Tutte persone che nel loro campo rappresentavano dei “leader” o comunque degli esempi di successo: ricerca scientifica, sport, spettacolo, arte, business.

La cosa che mi colpi’ e’ che tutti, ma dico tutti tutti, avevano in comune la capacita’ e incredibile tenacia a superare le difficolta’.

Nessuno degli intervistati, ed erano piu' di 10, aveva avuto una “vita facile” o era arrivato al successo su un comodo tapis roulant.

Alcuni piu’ di altri avevano dovuto affrontare prove molto complicate, atleti paralimpici giunti al successo dopo incidenti molto gravi che nello sport erano riusciti a ritrovare se stessi, ma anche in questo caso, scavando nelle loro emozioni, tutti avevano dichiarato che da sempre la loro intenzione era di essere un esempio per altri.

Lottare non solo per una vittoria personale ma per una vittoria collettiva.

Molti di loro sono a loro volta coach emozionali di altre persone che avevano subito traumi simili e si impegnano non solo nello sport ma anche nella ricerca tecnico scientifica per collaborare nel trovare soluzioni applicabili ad altri nel mondo.

Impegno, voglia di essere un esempio, determinazione, tenacia e per tutti sempre una parola:

allenamento.

Per gli sportivi e’ un termine di uso quotidiano, ma lo e’ anche per gli artisti, per i manager, per i ricercatori scientifici.

Allenarsi significa dotarsi di strumenti per seguire un percorso che progressivamente ci faccia essere in grado di raggiungere il nostro obiettivo.

E le difficolta’ che non abbiamo previsto, fanno parte del percorso e dell’allenamento.

Ma non puo’ esserci un allenamento senza strumenti, senza un piano e senza impegno.

Quindi, se e’ diffusa l’abitudine di iscriverci in palestra, per allenare il nostro corpo, perche’ non iscriverci a una palestra per il nostro “successo professionale”?

Se vogliamo migliorarci, dobbiamo:

  1. definire gli obiettivi

  2. pianificare un percorso

  3. cambiare le abitudini sbagliate

  4. apprendere nuovi modi

  5. dotarci degli strumenti necessari

  6. confrontarci con esperti per acquisire ulteriori competenze

Prima di tutto occorre essere consapevoli che ogni cosa che facciamo determina cosa puo’ accadere alla nostra “navigazione”, ogni decisione definisce l’andamento della nostra vita e la possibilita’ di avere altre possibilita’ e cosi via.

Non tutte le nostre scelte si rivelano vincenti, alcune potrebbero esserlo al momento ma non successivamente.

Tuttavia se decidiamo di essere allenati sapremo superare le difficolta’, scavallare le incertezze, e diventare sempre piu’ capaci di avere una visione delle cose che ci aiuta a prendere la migliore decisione.

E’ come quando si e’ alla guida di un’automobile, se si guarda solo chi e’ davanti a noi, senza una visione d’insieme del traffico e senza esperienza di ore di guida, allo stesso tempo senza il rispetto di alcune regole e senza un mezzo adeguato (freni, motore, sterzo etc), non si fa molta strada.

Saper guidare e’ molto utile, per se stessi ma anche per gli altri.

Puo’ essere anche rilassante, per me lo e’ per esempio. Mi piace poter raggiungere luoghi diversi, poter decidere se fermarmi e dove farlo, mi piace sapere che mi rende in qualche modo indipendente. Eppure da quando vivo a Londra ho sentito il bisogno di “esercitarmi”. La guida a sinistra non era riconosciuta come un automatismo dal mio “cervello” e questo mi ha fatta sentire un’imbranata. Sono tornata di nuovo a scuola, e dopo qualche lezione di guida, ho superato l’incertezza.

Questo e’ possibile in tante circostanze della nostra vita.

Se siamo giovani, o meno giovani. Se vogliamo raggiungere un obiettivo professionale, migliorare le nostre performance se gestiamo un’attivita’, tanto piu’ se intendiamo cambiare il nostro percorso:

allenarci e’ importante.

Acquisire nuove competenze per sentirci capaci di affrontare la prossima scelta.

Non dimentichiamoci che il Fiume della Vita e’ il nostro Film, il lungometraggio dove ognuno di noi ha la parte da protagonista ma puo’ anche scrivere il proprio copione.

Anzi, mi piace piu’ l’idea che ognuno sia protagonista della propria serie, episodio dopo episodio sta a noi prendere la decisione piu’ appropriata.

Che ne dite, iniziamo?






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